Telemedicina e centralità del paziente: un modello vincente per la sanità del futuro

A marzo 2022 è stato pubblicato il 1° Rapporto Annuale Janssen-Censis sulla sanità italiana, descritta attraverso l’esperienza, la percezione e i desiderata dei cittadini.  Dai dati emerge il quadro di una popolazione attenta e partecipe: infatti, il 66,9% degli italiani si informa sulla propria salute in modo autonomo, il 41,6% mantiene un rapporto attivo con i medici, dialogando con essi ed esponendo il proprio punto di vista, mentre il 66,5% fa prevenzione attraverso visite e accertamenti.

Pensando alla sanità del futuro, la quasi totalità della popolazione avverte come prioritario un approccio che ponga la persona al centro del percorso di salute. Il 94,3% degli italiani considera essenziale una maggiore personalizzazione delle cure, il 92,9% auspica che i percorsi di cura, dal domicilio al territorio e agli ospedali, siano modulati in base alle esigenze personali di ciascuno.

 

Le fragilità del Sistema sanitario e il ruolo della pandemia

L’esigenza di un nuovo approccio alle cure e alla salute era presente già nel Piano Sanitario dei primi anni Duemila. È stata però la pandemia di Covid-19 a far emergere in modo netto le fragilità del sistema sanitario, in un momento di grande sovraccarico: disparità geografica e socio-economica nell’accesso a cure di qualità, lunghi tempi di attesa, scarsa integrazione tra ospedali e servizi territoriali, difficoltà di spostamento e di accesso alle cure soprattutto per anziani, pazienti cronici e residenti in piccoli centri.

Questo quadro di sfide e opportunità ha comportato una forte accelerata alla telemedicina e alla sua diffusione. Infatti, si è dimostrata una soluzione efficace e rappresenta oggi un’evoluzione dalla quale non si può prescindere, come sostiene il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza del Governo italiano.

Il documento programmatico sottolinea, infatti, come dopo la pandemia la sanità necessiti di un importante aggiornamento digitale, evidenziando il ruolo della telemedicina per supportare al meglio i pazienti con patologie croniche, una delle categorie che ha maggiormente sofferto durante la pandemia, quando molte persone hanno rinunciato a esami e visite per il timore di ammalarsi.

Telemedicina e cronicità: un aiuto concreto per 25 milioni di pazienti

L’utilità della telemedicina nel percorso di cura delle patologie croniche è confermata da una vasta letteratura, permettendo per esempio di:

  • rendere più agile il follow up, per controllare gli esami e personalizzare i piani terapeutici
  • accorciare le liste di attesa
  • abbassare la pressione arteriosa nelle persone ipertese
  • migliorare il controllo glicemico nei casi di diabete
  • controllare l’aderenza terapeutica soprattutto in caso di artrite reumatoide, asma e BPCO (riducendo sia i decessi sia i ricoveri).

Grazie alla telemedicina, è inoltre possibile attivare una rete collaborativa ospedale-medici-territorio, che favorisce la continuità di cura, monitorando i pazienti da remoto, assistendoli nel proprio percorso terapeutico e favorendo la prevenzione. Un’esigenza rilevata anche dal XIX Rapporto Nazionale sulle politiche della cronicità di Cittadinanzattiva.

 

I PSP e il percorso di salute

In questo contesto, è risultato vincente l’approccio che contraddistingue Human AssistCare, la divisione di Italiassistenza Spa.

Forte di 18 anni di esperienza nel supportare i pazienti affetti da patologie croniche o rare nel loro percorso di cura e di educazione all’aderenza terapeutica, Human Assist Care oggi è leader nella progettazione, gestione e monitoraggio dei PSP – Patient Support Programs – che migliorano la qualità dell’assistenza domiciliare e della vita dei pazienti cronici, raggiungendo un’aderenza terapeutica che supera il 90%.

I PSP rappresentano un perfetto esempio di sintesi e risposta ai nuovi bisogni, permettendo di realizzare non più solo un percorso terapeutico, ma un percorso di salute, nel quale il paziente torna ad essere “persona”, i suoi diritti sono al centro delle attenzioni e delle attività e dove la tecnologia contribuisce al successo del percorso.

Il ruolo dei PSP è fondamentale, ad esempio, nella fase di follow up delle patologie croniche, monitorando parametri fisiologici tipici. Infatti, forniscono informazioni importanti sullo stato di salute della persona, trasmesse al medico attraverso software e device. In particolare, permettono di:

  • misurare la temperatura del corpo, la sudorazione, il ritmo sonno-veglia, il consumo di energia, il livello di stress
  • controllare l’aderenza alla terapia nelle persone affette da artrite reumatoide, o da patologie neurodegenerative come la Sclerosi Multipla, il Parkinson e l’Alzheimer anche grazie a sensori in grado misurare la capacità motoria e l’effettiva mobilità
  • rilevare e trasmettere al curante in tempo reale dati come pressione, ritmo cardiaco e respiratorio, saturazione, parametri importanti in presenza di patologie come lo scompenso cardiaco, la BPCO, la fibrosi polmonare arteriosa, le bronchiectasie
  • monitorare a distanza il livello di glicemia in caso di diabete, per evitare pericolose ipoglicemie
  • effettuare esami diagnostici per il follow up di pazienti con patologie rare, ad esempio le malattie da accumulo lisosomiale. Un esempio è il Test DBS (Dried Blob Spots), un innovativo metodo di campionamento che consiste nel prelievo di gocce di sangue da un dito della mano, evitando il prelievo di sangue venoso.

 

Tecnologia e ‘human touch’: un approccio integrato

Analizzando i vantaggi di queste esperienze, emerge chiaramente come per cogliere le sfide che la sanità del futuro pone, le tecnologie avanzate e la digitalizzazione dei processi sono fondamentali. Tuttavia, per poter concretizzare i percorsi di salute, che vedono al centro la persona e le sue esigenze, la telemedicina deve essere sempre accompagnata dalla competenza e dall’esperienza dei medici, ma soprattutto da un approccio umano.

Ciò significa, ad esempio, che familiari, caregiver, medici e personale sanitario sono tutte figure essenziali per la riuscita della cura. Solo attraverso il loro coinvolgimento nel percorso di salute è possibile integrare l’approccio tecnico-scientifico con il tocco umano di una relazione sempre presente, empatica e costante, fondamentale anche per un supporto psicologico al paziente.

Per questo i PSP ricreano, grazie ad una nuova modellizzazione, una comunità virtuale costituita da persone: il paziente, la sua famiglia, i caregiver e le figure sanitarie, in un’interazione costante e, se necessario, quotidiana.

È questo modello che permette alle persone di sentirsi supportate nel piano terapeutico e seguite nell’assunzione dei farmaci, con la precisione e la cura che si avrebbe in ospedale, ma nella sicurezza e nel comfort della propria abitazione.