Il Pnrr e il Ruolo degli Home Care Provider e dei Programmi di sostegno alla cronicità a supporto del Ssn
L’emergenza pandemica, che ha colpito duramente l’Italia sia dal punto di vista economico sia da quello sanitario, ha evidenziato come nel nostro Paese, attualmente, il Servizio Sanitario Nazionale non sia in grado sostenere il progressivo invecchiamento della popolazione e l’aumento di pazienti affetti da malattie croniche.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), che dedica una delle sue missioni alla Salute, intende investire nell’assistenza domiciliare e nella telemedicina, rispondendo a bisogni sempre più evidenti.
Nell’attuazione di tali interventi, i modelli utilizzati dalle Home Care Company risultano, ancora una volta, di supporto al SSN.
Cronicità, la situazione in Italia
Dalle malattie reumatiche al diabete, dai tumori all’ipertensione, le patologie croniche colpiscono sempre più persone che, pur non rischiando la vita, devono convivere con la malattia e tenerne sotto controllo il decorso, sottoponendosi frequentemente a check up. Una situazione capace di minare fortemente la qualità di vita del paziente se non adeguatamente seguito e supportato, anche sul fronte psicologico.
Quella della gestione delle malattie croniche, sia per eterogeneità di patologie sia per numero di pazienti – sempre più in aumento – è una sfida particolarmente importante per la sanità globale, in Italia in particolare. Nel nostro Paese, infatti, si contano ben 24 milioni di italiani affetti da patologie croniche di cui, secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute delle Regioni del 2019, più della metà con multi-cronicità. È da considerare, poi, come il numero di pazienti cronici aumenti con l’avanzare dell’età: i sistemi di sorveglianza Passi e Passi d’argento, coordinati dall’Istituto Superiore di Sanità, hanno rilevato che la metà delle persone tra i 65 e i 75 anni convivono con una o più patologie croniche, mentre aumentano a tre quarti quando ci si riferisce a persone con più di 85 anni. Un quadro, questo, destinato a peggiorare con il progressivo invecchiamento della popolazione.
Costi troppo alti, servizi insufficienti
Le malattie croniche costano, alla sanità, oltre 65 miliardi, ma i Livelli Essenziali di Assistenza (Lea) – che comprendono servizi pubblici di assistenza domiciliare – non riescono a rispondere alle necessità crescenti di questi pazienti. In molte regioni, infatti, l’accesso tempestivo alle cure continua a diminuire, facendo così aumentare gli accessi al pronto soccorso. Un chiaro sintomo di un’inadeguata medicina territoriale, come emerge dal XX Rapporto sulle politiche della cronicità presentato dalle associazioni aderenti al CnAMC – il Coordinamento nazionale delle associazioni di persone con malattie croniche e rare.
Il Piano Nazionale per le Cronicità e gli interventi del Pnrr
A differenza dei Piani dedicati alle malattie rare e a quelle oncologiche, appena rivisti, il Piano Nazionale Cronicità (Pnc) è da tempo in attesa di aggiornamenti, che dovrebbero prevedere, prima di tutto, un finanziamento dedicato, oltre a un sistema di misurazione preciso per poterne valutare l’efficacia. Come recentemente confermato dal Ministro della Salute Orazio Schillaci, la pandemia ha provocato un’ulteriore difficoltà nell’implementare iniziative utili a rispondere ai bisogni dei pazienti cronici, ora finalmente prese in considerazione in adeguamento al Pnrr.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, infatti, ha come sua sesta missione la Salute che prevede, nello specifico, azioni mirate al rafforzamento dell’assistenza sanitaria territoriale – attraverso reti di prossimità, strutture adeguate e telemedicina – e la digitalizzazione del Ssn, insieme ad un potenziamento di ricerca e innovazione.
Dei fondi stanziati, sono 4 miliardi quelli destinati all’assistenza domiciliare e alla telemedicina per le persone affette da malattie croniche, con particolare attenzione gli over 65. Obiettivo primario, da raggiungere entro giugno 2025, è quindi l’aumento consistente di persone aiutate attraverso assistenza domiciliare e telemedicina attraverso un nuovo modello organizzativo creato ad hoc.
Casa come primo luogo di cura
Priorità assoluta di qualsiasi intervento, come è ormai chiaro, deve essere il potenziamento delle cure domiciliari rivolte, in particolare, ai malati cronici e agli anziani. Setting privilegiato per le cure nel prossimo futuro, le abitazioni dei pazienti dovranno essere il luogo in cui concentrare i maggiori sforzi, allontanandosi progressivamente da un modello ospedale-centrico fortemente in crisi. Obiettivi da raggiungere: continuità di cura e una migliore qualità di vita per il paziente.
Una soluzione, quella di potenziare l’Adi (Assistenza Domiciliare Integrata), che andrebbe a favore sia del Ssn – su cui graverebbe un peso minore – sia degli operatori sanitari – che potrebbero gestire il proprio lavoro in modo più smart – ma soprattutto dei pazienti cronici – che finalmente riceverebbero un’assistenza mirata, integrata e tempestiva. Ormai imprescindibili, i servizi di assistenza domiciliare rivelano tutto il loro potenziale se integrati con l’utilizzo delle tecnologie a distanza. È la telemedicina, infatti, a rendere possibile l’organizzazione di visite a distanza, così come diagnosi, rilevazioni strumentali o terapie.
Attuazione degli interventi: considerazioni e preoccupazioni
Sempre esistita ma rimasta sulla carta, l’assistenza domiciliare, in Italia, desta non pochi dubbi ora che è diventato argomento di discussione grazie al Pnrr. Tra le preoccupazioni, una possibile eccessiva attenzione nei confronti dei numeri di pazienti da raggiungere, a discapito dell’intensità del servizio fornito. Si profila, in questo modo, il rischio di erogazione di molti servizi temporanei, quando l’Adi dovrebbe prevedere interventi integrati e intensivi.
Ulteriore preoccupazione, per quanto riguarda le logiche del Pnrr, riguarda le realtà coinvolte nello sviluppo dell’Adi. Nel documento programmatico si citano, infatti, solamente organizzazioni pubbliche e accreditate, senza tener conto degli enti privati. Una decisione particolare, considerando il livello di esperienza accumulato dalle aziende private nell’ambito dell’assistenza domiciliare, decisamente maggiore rispetto a quelle pubbliche del settore sanitario.
Le Home Care Company come riferimento per gli obiettivi del Pnrr
Da sempre impegnate nel seguire il paziente cronico presso la sua abitazione durante tutto il percorso di salute, le Home Care Company forniscono soluzioni e servizi di telemedicina. Un modello funzionale a garantire il benessere del malato cronico e dei caregiver, in grado di alleggerire in modo sostanziale il carico del Ssn.
Ne è un esempio Human AssistCare, Home Care Company e PSP provider di ItaliaAssistenza Spa, il cui modello di presa in carico del paziente si basa su una centrale operativa e sul lavoro di un team multidisciplinare dedicato. In appoggio a un’innovativa piattaforma, Human AssistCare è in grado di associare l’assistenza domiciliare alla telemedicina, pianificando e attivando servizi di sostegno sulla base del Piano di Assistenza Individuale preparato per l’assistito.
Il paziente al centro
Sono proprio questi modelli a rendere possibile la centralità del paziente in tutto e per tutto, mettendo a disposizione una squadra di operatori sanitari e professionisti socioassistenziali – da infermieri a psicologi, da Oss a badanti, fino a fisioterapisti, geriatri e nutrizionisti – in grado di rispondere ai bisogni del malato con competenza e precisione.
Con il compito di monitorare alcune funzioni vitali, assicurare l’aderenza terapeutica, effettuare esami diagnostici e trasmettere i dati rilevanti al medico curante, le Home Care Company hanno l’obiettivo di instaurare una relazione quotidiana con il malato rafforzando, al contempo, il legame con il medico, che mantiene il controllo sulla gestione terapeutica.
Pnrr e Home Care Company: una possibile proficua collaborazione
Alla luce dell’innegabile expertise nella gestione dell’assistenza domiciliare acquisita dalle Home Care Company private in anni di esperienza, risulta spontaneo chiedersi in che modo queste realtà possano intervenire nell’attuazione e nella realizzazione della Missione Salute prevista dal Pnrr. È infatti naturale pensare ai modelli utilizzati dalle Home Care Company come degli ottimi punti di partenza nello sviluppo degli obiettivi del Piano relativi alla Salute. Ma c’è spazio per tale collaborazione?
Sembra di sì, e attraverso diverse forme. Oltre a modalità più comuni quali autorizzazione, accreditamento o accordo, si apre, infatti, la possibilità di affidarsi al cosiddetto PPP, il Partenariato Pubblico Privato. Con questo tipo di collaborazione – comprensiva di diversi modelli di cooperazione – sarebbe possibile, per il settore pubblico, acquisire forza sia dal punto di vista della tecnologia, ma anche per quanto riguarda l’innovazione dei processi.
Una vera e propria collaborazione al servizio del paziente cronico, in cui Home Care Company e servizi pubblici non si scontrano, bensì si integrano per raggiungere un fine comune: assicurare al paziente una presa in carico completa e integrata in modo tempestivo, altamente digitalizzata ma che non tralasci lo human touch.